Quando il successo diventa “vietato ai maggiori”
Gli sportivi di talento conquistano la scena sempre più giovani e mettono in un angolo quelli già affermati: la maturità non è più un requisito per vincere. Avanti di questo passo, i ragazzi irresistibili manderanno i campioni in pensione molto prima
Jannik Sinner e la sua criniera rossa sembrano aver stregato il mondo. Il giovane altoatesino sta facendo gridare al miracolo e persino Rafa Nadal, dopo aver penato parecchio per superarlo sul campo, ha dichiarato che l’Italia ha trovato il fenomeno del tennis. Come lui la pensano molti altri campioni del passato, Becker e McEnroe, per dirne due qualsiasi. Tutto questo è accaduto pochi giorni dopo che uno sfrontato ragazzino sloveno di 21 anni, Tadej Pogacar, si è preso il lusso di vincere il Tour de France con un colpo di teatro all’ultima cronometro, in cui ha fatto saltare il banco con la naturalezza di un genio, succedendo nell’albo d’oro a Egan Bernal, il quale aveva fatto altrettanto a 22 anni.
Giovanissimi talenti si impadroniscono con velocità disarmante della scena, ambiziosi e un po’ incoscienti, dimostrando di non aver alcuna paura dei mostri sacri. Il fenomeno è ormai palese sul larga scala, in molteplici discipline, sia individuali che di squadra: un tempo accadeva solo nel nuoto e nella ginnastica, oggi non più. Alla faccia dei genitori che si lamentano dei figli che non maturano mai, sembra che l’ispirazione sportiva faccia miracoli: quando vedono all’orizzonte la prospettiva della gloria, i ragazzi e le ragazze di talento consacrano la loro vita nel nome di un traguardo che, se realizzato, vuol dire successo, fama, ricchezza. E sempre più spesso, bruciano le tappe.
Il fenomeno non è inedito, anche in anni recenti. Marc Marquez nella moto, Max Verstappen nella F.1, Mikaela Shiffrin nello sci, Luka Doncic nel basket, hanno cominciato a fare la voce del padrone ben prima dei vent’anni, ma oggi questa sembra diventata la regola. Basti guardare nel calcio l’esempio di stelle giovanissime come Kylian Mbappè, Ansu Fati o Matthijs De Ligt. Ma nella pallavolo Paola Egonu e Simone Giannelli non sono da meno, come il fulmine Filippo Tortu nell’atletica. Andrebbe menzionato Charles Leclerc, arrivato alla prima guida della Ferrari giovanissimo, salvo il fatto che per il momento non si stia divertendo granchè. O Filippo Ganna, che dopo aver fatto incetta di maglie iridate pedalando in pista ora comincia a far scintille anche su strada.
Nel mondo dei “normali” si allunga la vita lavorativa (per chi un lavoro ce l’ha, di questi tempi non è e non sarà da tutti) e si allontana la pensione. Nello sport professionistico, curiosamente, la tendenza sarà esattamente l’inverso. Perché questi ragazzi irresistibili, fatalmente, avranno una vita agonistica più breve e nel frattempo renderanno marginali campioni già affermati accelerandone la resa. Nel ciclismo (è un esempio) l’improvvisa eclissi di due “prime firme” come Peter Sagan (30 anni) ed Elia Viviani (31) la dice lunga. Può darsi diventi una tendenza consolidata: una volta si aspettavano i trent’anni, per raggiungere la piena maturità fisica e psicologica. Adesso è meglio sbrigarsi a fare bottino, perché il vento cambia direzione molto in fretta. Il successo sportivo, avanti di questo passo, sarà presto “vietato ai maggiori”.