Sarri e la Juve, perché è stato (soprattutto) un problema di comunicazione
Il brusco addio tra la Juve e Sarri è un piccolo trattato sull’incomunicabilità: impossibile per un “ruspante” sopravvivere in un ambiente troppo diverso. Soprattutto quando ogni esternazione si traduce in una gaffe, tipica di chi non ha carisma
Dicono che dopo 45’ della prima amichevole sulla panca della Juve, Maurizio Sarri l’insoddisfatto rientrò nello spogliatoio ed esordì così con i suoi nuovi giocatori: “Ma come ho fatto a perdere due scudetti contro di voi?”. Voleva essere una battuta, sarebbe diventata una trappola. Fine di una storia mai nata? Così parrebbe, visto il brusco epilogo 12 mesi più tardi, dopo uno scudetto in qualche modo vinto e una Champions al solito modo persa.
Lungi da noi dissertare sull’impossibilità di dare vita ad un sistema di gioco senza avere modo e tempo di scegliere i giocatori per farlo. Lungi da noi dire chi ha sbagliato di più (o prima) tra società e allenatore, questo non ci interessa proprio. Semplicemente, pare difficile immaginare una persona più fuori posto di Maurizio Sarri nell’aristocratico scenario bianconero, dove chissà quante volte lo avranno mal sopportato per quel suo modo trasandato e quella sigaretta sempre tra le dita, guardandolo dall’alto in basso con scetticismo.
A prescindere dalle sue qualità tecniche, Sarri è quanto di più inappropriato applicato al mondo-Juve: uno che dice parolacce in conferenza stampa, non per rabbia ma per sciatteria; uno che si tocca i genitali davanti a tutti per scaramanzia... La comunicazione, anche nel folle pianeta pallonaro, oggi è troppo importante. Se non hai un buon lessico e un pizzico di stile, se non sei spontaneo e non sorridi mai, se non sai esprimere le tue idee con lucidità e pazienza, impossibile andare lontano.
Quando gli allenatori italiani vanno in Premier, hanno alle costole chi gli insegna un inglese decente, quasi mai con risultati apprezzabili. Quando un allenatore raggiunge alti livelli che preludono ad una sua chance in club importanti, nessuno si preoccupa di insegnargli come ci si relaziona con il resto del mondo. Solo alcuni, più avveduti, imparano da soli: lo stesso Pirlo dovrà applicarsi, un calciatore può anche permettersi di essere poco loquace, un allenatore no. Ma lui lo stile-Juve ce l’ha, dunque ha meno da preoccuparsi.
Un tempo si diceva che alla fine di tutto l’importante è vincere, la vicenda di Sarri smonta il teorema.
L’importante è avere carisma, specie se dentro la squadra hai star come CR7 con cui devi provare a costruire un rapporto giorno per giorno, non certo andando in udienza sullo yacht per chiedergli la benedizione. Altra trappola letale: ovvio che non poteva funzionare.