Sport e Covid: il rompicapo dell’attività giovanile
Lo sport dilettantistico giovanile rischia di pagare a caro prezzo la ripresa post Covid-19, schiacciato tra la mancanza di risorse economiche e le troppe normative da rispettare. La ripresa delle attività sportive è ormai cominciata ma in pochi si stanno interessando del problema.
Nel costante incedere delle stagioni settembre è sempre stato il mese del rientro. Si ritorna in città, si rientra al lavoro e si torna tra i banchi di scuola, così riprendono anche le attività sportive per tutte le fasce d’età. In questo particolare 2020, con la Pandemia Covid-19 a stravolgere le nostre vite, questo settembre appare più complesso del solito, alla ricerca di un sottile equilibrio tra la necessità di tornare alla normalità e l’esigenza di attuare misure di contenimento e distanziamento sociale.
Tra coloro che rischiano di pagare un conto salato ci sono le società sportive dilettantistiche italiane, secondo il Monitoraggio Coni-FSN-DSA 2017 parliamo di un bacino di 69.663 società e oltre 4 milioni di atleti tesserati. Non solo calcio, ma anche basket e volley e ancora pattinaggio, arti marziali, boxe, in molti stanno affrontando un rompicapo complesso per garantire la normale attività congiuntamente al rispetto dei regolamenti sanitari. Non solo adulti ma soprattutto giovani che rischiano di non poter svolgere una salutare e necessaria attività sportiva, a salvaguardia anche della propria salute o percorso educativo.
La maggior parte di queste società sportive si reggono sul precario equilibrio di contributi privati, derivanti da sponsorizzazioni di aziende o mecenati. Con la crisi economica che sta inghiottendo l’Italia, i primi fondi ad essere tagliati saranno proprio questi, con buona pace di chi a queste società dedica buona parte del suo tempo in modo volontario. A questo aggiungiamoci le ristrettezze economiche delle famiglie che, prima o poi, cominceranno a fare due conti nelle proprie tasche, capendo se le quote associative per permettere al figlio di fare basket se le possono permettere o meno.
Tra un’uscita della Ministra all’istruzione Azzolina e qualche rumors giornalistico, appare ancora nebulosa anche la situazione legata al rientro a scuola. Aggiungiamo che la gran parte delle strutture utilizzate per lo sport dilettantistico sono palestre legate a istituti scolastici o centri giovanili e la frittata è fatta. I dirigenti scolastici permetteranno a cuor leggero l’utilizzo di queste strutture per scopi non didattici? E quale prezzo in termini di numeri contingentati e di costi aumentati per misure correttive o processi di sanificazione dovranno pagare queste società?
Lo sport dilettantistico rischia di essere travolto da uno tsunami di portata epocale, un allarme lanciato qualche mese fa anche dall’ex C.T. della nazionale italiana di volley, Mauro Berruto. Mentre la Serie A di calcio è ripartita e in generale lo sport a livello professionistico ha trovato una via d’uscita a questa impasse, forse sarebbe il caso di cominciare a pensare a quest’iceberg prima che il Titanic ci sbatta contro. Garantire a milioni di giovani di correre dietro a un pallone non può e non deve mai contare meno di permettere a Cristiano Ronaldo di tornare a calpestare un campo da calcio. Ne va del futuro dei nostri ragazzi, non solo dello sport italiano.