Nelle notti di Bobo il giornalismo che non c’era
Fra i nuovi trend in questo periodo di epidemia, sicuramente ricorderemo i talk-show – irresistibili e irrituali – di Vieri, ex bomber di Inter e Lazio. Ecco perché è un fenomeno di comunicazione, e come impatterà il mondo dei media
A volte le nuove tendenze del mondo PR e Comunicazione, nello sport e non solo, arrivano dalle direzioni meno attese. Nei giorni della quarantena da COVID-19, Bobo Vieri ha regalato tanto divertimento, ma anche una (involontaria) lezione di comunicazione e giornalismo. Ecco perché, e cosa si può imparare.
A cavallo tra il vecchio secolo e il nuovo (che ha ormai vent’anni e non è più un bimbo nemmeno lui), Christian Vieri detto Bobo è stato un popolare asso del pallone, centravanti-ariete con un sinistro letale che talvolta ricordava quello di Gigi Riva.
Irrequieto, incostante, un po’ dissoluto, Vieri nei suoi anni di furore pallonaro ha cambiato troppe squadre per non venire etichettato come un’anima tormentata. Ha vinto molto, ma molto meno di quanto avrebbe potuto. Poi ha perso il treno del mondiale azzurro a Berlino, stavolta non per colpa sua ma di un infortunio.
Smessi gli scarpini, Bobo per dieci anni non ha fatto cose memorabili, diciamocelo. È incappato in qualche amicizia borderline, qualche affaruccio improbabile, ma senza mai perdere allegria e spensieratezza, buttandosi mani e piedi in tornei sulle spiagge. Fedele al suo dogma: divertirsi, il resto si vedrà.
Approdato all’età adulta, almeno anagraficamente, Bobo ha messo su famiglia e proprio nel momento in cui ha fermato la giostra ecco il colpo di genio: murato vivo dall’epidemia nella sua casa milanese, ha scatenato un circuito mediatico con le sue dirette su Instagram che fino a notte fonda hanno catturato migliaia di tiratardi, sottraendoli alle grinfie di Bruno Vespa.
Il segreto della “Bobo TV”
A ben vedere, Porta a Porta sarebbe stato il titolo perfetto anche per gli special TV di Bobo, implacabile nell’andare a pescare calciatori famosi di ieri e l’altro ieri, personaggi amati dal pubblico per farli parlare di tutto, dunque di porte, e poi di reti, di prati verdi, di viaggi, burle e avventure. Da Ronaldo a Antonio Cassano, dal Capitano Javier Zanetti fino a Francesco Totti: tanta roba in tempi di clausura e di mascherine.
Bobo ha inventato un nuovo giornalismo sportivo televisivo, demolendo quello tradizionale con i suoi stanchi conduttori, e scoprendosi formidabile comunicatore: gentile, spontaneo e incredibilmente umile. Nessuno l’avrebbe detto.
Senza mai indulgere nella nostalgia o nell’autocelebrazione, Vieri si è messo al servizio dei suoi interlocutori regalando dialoghi intriganti anche per chi non è malato di calcio. Amabile e abile nel creare un clima così confidenziale che allo spettatore è parso di essere seduto sul divano accanto al campione di turno.
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Il giornalismo è di casa su Instagram?
Altro che opinionisti ingessati o mezzibusti a cachet. Altro che conferenze stampa empatiche come lavanderie a gettone. La gente è disposta ad amare i campioni ma vuole in cambio vibrazioni e racconti. In fondo, perché il Festival dello Sport ha avuto il travolgente successo che sappiamo? A Trento il pubblico vede i campioni da vicino, li tocca, ci parla, li mette a nudo.
Chissà se il progressivo ritorno alla normalità spegnerà le fotocamere su questo esperimento di successo. Non saremmo sorpresi, tuttavia, di ritrovarlo in forme diverse, magari su uno schermo televisivo: nella sua spontaneità, Bobo ha ribadito con chiarezza come conoscenza (diretta, in questo caso) ed empatia facciano la differenza nell’arrivare al pubblico. E forse costringerà a ripensarsi alcune forme di giornalismo, che da tempo – non sempre per loro responsabilità – hanno perso questo legame con i protagonisti e lo sport vissuto.
Questa è stata la Bobo TV, senza filtri, nemmeno quelli di Instagram. Lontanissimi i tempi delle notti brave: adesso bravo è diventato lui.